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La nascita del Canto degli Italiani

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Canto degli Italiani, documento con correzioni autografe di Goffredo Mameli, Museo Genova
Canto degli Italiani, documento con correzioni autografe di Goffredo Mameli, Museo Genova.

Il testo venne accolto con così tanto entusiasmo da fare scrivere a Novaro stesso, che si mise a suonare nella casa del patriota Lorenzo Valerio: “assassinavo colle dita convulse quel povero strumento, sempre con gli occhi all’inno, mettendo giù frasi melodiche, l’una sull’altra”. Il giovane Novaro terminerà a casa la melodia, sull’onda di un entusiasmo febbricitante, “rovesciando addirittura la lucerna sul cembalo, e per conseguenza anche sul povero foglio”, com’ebbe a scrivere. Goffredo Mameli di natura repubblicana e giacobina si era ispirato al motto della Rivoluzione Francese “Liberte’, Egalite’, Fraternite’“, ma colse alcuni spunti anche dall’inno nazionale greco, con precisi riferimenti all’antichità classica.

Il Canto degli Italiani vedrà il suo debutto il 10 dicembre 1847 a Genova, quando venne esibito sul piazzale del Santuario di Nostra Signora di Loreto del quartiere di Oregina, per commemorare il centenario della rivolta dello stesso quartiere contro gli occupanti asburgici. Fu definito dalla stampa locale di allora “una poesia piena di fuoco”. Giuseppe Mazzini, forse inaspettatamente, giudicò la sua musica poco marziale, cercando di convincere lo stesso Mameli a farlo musicare da Giuseppe Verdi.

In ogni caso la sua grande orecchiabilità insieme ai vani tentativi di impedirne l’esecuzione anche per evitare assembramenti giudicati pericolosi dalle autorità, l’inno conoscerà un crescente e travolgente successo. Il brano Fratelli d’Italia, trasmutatosi così in questo titolo, accompagnerà l’avvio della Terza Guerra d’Indipendenza e anche la presa di Roma del 20 settembre 1870.

Fu composto l’otto settembre del quarantasette, […], e fu ben presto l’inno d’Italia, l’inno dell’unione e dell’indipendenza, che risonò per tutte le terre e in tutti i campi di battaglia della penisola nel 1848 e 49″, Giosuè Carducci.

– Luigi Einaudi

La Storia lo aveva forgiato ben prima della burocrazia, ma, ed è purtroppo verità ben nota, fin troppo spesso l’arte precede di molto i tempi che la valorizzano e che più le si addicono.