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Padre Damiani: gigante della Fede e delle Opere

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La luminosa vita di padre Pietro Damiani, agli occhi di tutti appare ormai come inserita in un grande disegno provvidenziale, ma sarà con la grande impresa volta ad aiutare concretamente i tanti profughi istriani sfuggiti agli orrendi e pianificati massacri delle Foibe che coronerà una esistenza che ebbe dell’incredibile. Un progetto che solamente un uomo di grande intraprendenza e coraggio sarebbe riuscito a portare a compimento.

Casa di riposo Padre Damiani, via Napoli, Pesaro
Casa di riposo Padre Damiani, via Napoli, Pesaro

Padre Damiani viene consacrato sacerdote nel 1938 e subito offre il suo servizio in veste di cappellano militare sul fronte africano, vicinissimo ai pericoli della guerra, in quanto condivide quotidianamente la vita con i militari al fronte. Era nato nel 1910 e già giovanissimo, si era distinto per la sua amorevole attenzione per gli ultimi, i dimenticati. È nell’aprile del 1945 che esercita il suo nuovo ruolo di cappellano ma questa volta distaccato presso il Campo Profughi e Reduci militari di Udine. Un’esperienza drammaticamente potente, dove la visione, la cura e l’accoglienza di centinaia di migliaia di soldati, mutilati e feriti nel corpo e nell’anima, gli lasciano un segno indelebile ma che alimenta il suo impeto di cristiano, che assume una grandezza ineguagliabile al cospetto del dolore.

Gli esuli italiani delle terre giuliano – dalmate, soprattutto bambini, che in altre parti d’Italia erano stati bersagliati e assaliti alle stazioni ferroviarie e bollati come traditori da fazioni politiche vicine a coloro che avevano infoibati i tanti che non erano riusciti ad abbandonare le loro terre, avevano trovato nel sacerdote pesarese un autentico eroe della fede e delle opere.

Quello che mi metteva in crisi era il passaggio dei bambini con le mamme che si rifugiavano, mentre i papà erano forse prigionieri degli jugoslavi o nelle foibe”, Padre Damiani in merito all’esperienza nel campo profughi di Udine.

Einaudi

Oggi, quella ormai storica struttura è divenuta una casa di accoglienza per anziani, per suo stesso volere.

Pesaro Capitale italiana della Cultura 2024 avrebbe il dovere di ricordarlo in questo prossimo natale, per alimentare la linfa vitale di quell’amore fraterno che non dovrebbe mai inaridirsi e che può vivere grazie all’esempio di uomini come lui, speciali e toccati da Dio.