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Il Capitale fallimento di Pesaro 2024

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Il riconoscimento di una città, qualunque città, di Capitale della Cultura, contempla e testimonia l’avvenuta rigenerazione delle sue più profonde radici culturali, insieme all’esaltazione della loro trasformazione nei secoli e della conseguente luminosità offerta dalle testimonianze storiche e di costume che l’abbelliscono.

Pesaro: Deserto Italiano della Cultura 2024

Questa possibile visione, che dovrebbe essere esibita e fatta respirare a pieni polmoni da chi amministra i tesori cittadini, non coincide affatto con l’imbalsamazione o, peggio, con la polverosa museificazione dei propri beni culturali, ma si esprime mediante un’opera di ricongiungimento tra un passato che ci ha plasmati ed un presente nel quale muoverci con consapevole progettualità. Francesco Petrarca, eccezionale anello di congiunzione tra medioevo e rinascimento, esprimeva nella formula simul ante retroque prospiciens la possibilità di guardare contemporaneamente, davanti e dietro, rappresentando così una concezione dinamica di radice storica. Pesaro Capitale della Cultura 2024 ha perso questa scommessa. Ha bruciato questa possibilità.

In sostanza si è smarrita in una notte senza Luna e senza stelle, nel buio degli eventi, degli spettacoli, della ovattata amplificazione dell’esistente già noto, avendo inteso carpire l’attenzione del pubblico e di un turismo vagamente curioso ma non affascinato, secondo la logica del panem et circenses che ha avuto quale costosa epitome una biosfera che ha narrato senza voce le vicende apolidi dell’anidride carbonica, ma senza mai rappresentare la gloria di un personaggio , fosse pure un Pandolfo II Malatesta o un Alessandro Sforza, e comunque un qualsiasi testimone dimenticato tra i tanti, della ricchissima Storia cittadina.

La città non si è lavata dei suoi peccati originali ma ha aggiunto un profumo che copre a malapena i suoi odori.

La recente creazione di un Cenacolo proteso a recuperare e valorizzare le opere dimenticate, soggette ad incuria o destinate a trasformazioni edilizio-architettoniche, e che ha visto il concorso di molte figure note della città, quali storici, architetti, artisti e scrittori, avendo se non altro mostrata una incontestabile tensione critica e costruttiva nei confronti di un’Amministrazione che ha lasciato un tessuto storico-architettonico sofferente e in difficoltà, ha comunque certificato con la sua creazione l’incontestabile fallimento di Pesaro – Capitale della Cultura 2024 non foss’altro che per il fatto che un tale cenacolo ha visto la sua nascita proprio in coincidenza con la fine dell’anno trascorso, quando la città avrebbe dovuto ben diversamente splendere dei risultati raggiunti.

Abbiamo avuto una grande opportunità che i cittadini hanno compreso e di cui vanno orgogliosi”, A. Biancani alla Cerimonia di chiusura.

Einaudi

Il 2025 è ormai iniziato. La Fondazione Pescheria è rimasta pressoché sorda agli appelli di chi chiedeva di essere ascoltato. La cerimonia di chiusura svoltasi recentemente ha celebrato un successo più propagandato che reale.

Il Complesso della Misericordia è ormai prossimo ad una diversa destinazione d’uso. Gli Orti Giulii permangono in una situazione di dolorosa dimenticanza, lacerati o meglio sventrati da una struttura non finita e anch’essa ormai in degrado. Rocca Costanza, chiusa nel sarcofago di un ex carcere, ansima e non si alza in volo, vittima di aperture episodiche a sfondo elettorale.

Storia e Nazione si propone in veste di soggetto collaborativo, ma soprattutto, propositivo. Le nostre prossime iniziative avranno un carattere globale e allo stesso tempo incisivo su singoli progetti, tutti comunque inglobati nel tessuto connettivo di una Identità Culturale cittadina che si possa finalmente esprimere nella sua forma più alta e che sia in grado di farsi promotrice di interventi autenticamente strutturali, portatori cioè di una visione secolare, come secolare è la nostra trascorsa ma non scomparsa identità.

Al pari di Odisseo, che, seppur determinato nell’assimilare e cogliere gustosamente dai tanti incontri nel suo lungo viaggio, era comunque desideroso di tornare nella sua Itaca, luogo originario di sicura identità, noi desideriamo a nostra volta vedere Pesaro in viaggio, ma non immemore di ciò che è stata.