Bosch il visionario
Qualche mese fa a Milano, presso il Palazzo Reale, si è tenuta la mostra Bosch e un altro Rinascimento, il cui oggetto era l’analisi e la diffusione della proposta figurativa dell’artista neerlandese, il quale visse nel tempo rinascimentale e riscosse grande successo in tutta Europa, per il suo linguaggio innovativo e inconsueto per quel periodo. Grazie allo stupore che suscitava la sua opera, Bosch sarebbe diventato un importante punto di riferimento per correnti artistiche più recenti, tra cui il Surrealismo.
L’immaginario visivo del Maestro fiammingo continua tuttora a far parlare ed intrigare, con una modernità che affascina a distanza di 500 anni.
Chi era questo Jheronimus van Aken, che ad un certo punto decise di farsi chiamare Jheronimus Bosch? Costui nacque intorno al 1450 e visse per tutta la vita, tranne un’assenza di qualche anno, nella sua città natale Boscoducale (‘s-Hertogenbosch), nella regione olandese di Brabante. Non si sa per certo da chi avesse appreso il mestiere di pittore, ma fu sicuramente un artista di successo, con una bottega e vari assistenti e collaboratori.
I suoi maggiori clienti erano i notabili della regione e i membri della corte borgognona, persino lo stesso re di Spagna Filippo il Bello.
L’opera pittorica di Bosch conta non più di una ventina di dipinti e presenta ancora dei problemi irrisolti: la questione dell’autografia e la cronologia delle opere. Infatti, nessun dipinto riporta una data certa e l’autenticità delle firme risulta dubbia.
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La produzione artistica di Bosch è piuttosto variegata, si passa da diversi soggetti religiosi (ad esempio uno dei temi di maggior successo nella sua opera sono Le tentazioni di Sant’Antonio) a dipinti di carattere profano, come Il giardino delle delizie; ciò sarebbe abbastanza normale per l’epoca, ma vi è un aspetto ricorrente che fa la differenza: i mostriciattoli e altre figure fantastiche, gli incendi e le visioni oniriche strane e spesso sconcertanti che rendono la sua opera straordinaria e, nel contempo, inquietante.
Tale repertorio inedito fu subito apprezzato dal pubblico e colpisce come i critici boschiani più attenti e articolati non fossero suoi connazionali, ma italiani e spagnoli.
Oltre che in Italia, il fascino della sua produzione fu particolarmente sentito presso la dinastia asburgica, tanto più che, nel corso del XVI secolo, il progressivo potere di tale dinastia, in campo politico e militare, si tradusse anche in una alternativa culturale ed artistica, il cosiddetto Rinascimento asburgico.
Alla fine del XVI secolo, il collezionista che custodiva le principali opere del neerlandese era Filippo II d’Asburgo, figlio di Carlo V, ed è proprio dal mondo intellettuale della sua corte che emerge una prima interpretazione dell’opera dell’artista: Bosch appare come il continuatore dell’immaginario medievale e libero interprete di un “mondo alla rovescia” di tipo erasmista, oltre ad essere considerato un pittore moralizzante.
In effetti, il tema di un santo tormentato da visioni demoniache, quale l’eremita Antonio, ma anche San Cristoforo o San Giovanni Evangelista, godeva di un notevole favore per il suo carattere morale e come esempio didascalico, ricordando al pubblico che la fede in Dio lo avrebbe tutelato dai pericoli del mondo terreno e guidato verso la salvezza.
Più tardi, al tempo dell’Illuminismo con la sua razionalità, sarebbe calato il sipario sull’onirico e bizzarro Jheronimus Bosch, per poi essere di nuovo rivalutato ai primi del Novecento, come precursore del culto dell’irrazionale e del subconscio.
Le creazioni visionarie dei suoi trittici sono l’espressione con cui l’artista mette in discussione le conquiste dell’Umanesimo, ingenuamente ottimistiche; i mostri raffigurati sono in effetti i nostri: quelli della guerra, della sopraffazione, della violenza e della corruzione.
Bosch è stato l’anticipatore di una riflessione sulle scienze sociali ed ha saputo cogliere le inquietudini di un’epoca e di una società che passava da un secolo all’altro, abbagliata da una nuova cultura tendente a progettare il nuovo, cogliendo però il monito a non ripercorrere gli stessi errori.