Il cigno pesarese che ha conquistato il Mondo
Considerato uno dei maggiori operisti della Storia, tanto che persino Giuseppe Mazzini lo definì come un titano di potenza e audacia, Gioacchino Rossini fu artefice, fin dai tempi della propria gioventù, di un vasto repertorio di composizioni che gli valse il meritato soprannome di Mozart italiano e lo pose alla pari dei Grandi che lo avevano preceduto.
Figlio di Giuseppe Rossini, suonatore di tromba originario di Lugo, città vicina a Ravenna, e di Anna Guidarini, cantante lirica urbinate, egli trascorse gran parte della sua gioventù vagando fra varie città a causa delle idee della sua famiglia, molto vicine agli ideali della Rivoluzione Francese e quindi difficilmente accettate sul territorio dell’allora Stato Pontificio. Proprio nella città paterna, presso la scuola dei Fratelli Malerbi, apprese i primi aspetti dell’arte musicale e, nel 1804, il Cignale di Lugo, questo il soprannome datogli dai suoi concittadini, compose la sua Opera Prima, le Sei sonate a quattro. In seguito si trasferì prima a Bologna, dove ebbe modo di studiare canto e pianoforte, poi a Napoli: qui incontrò la sua prima moglie, il soprano Isabella Colbran, da cui si separò nel 1830, poco prima di recarsi a Parigi.
Giunto in Francia, dove sarebbe rimasto fino alla morte, a eccezione di una permanenza italiana di circa dieci anni (1838-1848/49) divisa fra Bologna e Firenze, si legò a Olympe Pélissier, che avrebbe sposato solo nel 1846, e portò a termine alcuni celebri componimenti, fra cui il Gugliemo Tell, considerato pressoché all’unanimità come il suo Capolavoro. Personaggio complesso, ipocondriaco e collerico, egli si spense nel 1868, a seguito di un cancro al retto, e venne sepolto prima al cimitero parigino di Père Lachaise e poi nella Basilica di Santa Croce a Firenze.
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La sua musica unica, tipicamente caratterizzata da un crescendo orchestrale su una frase ripetuta, donde tra l’altro deriva l’espressione “crescendo rossiniano”, è conosciutissima, sebbene la sua “riscoperta” si debba al direttore e compositore Vittorio Gui (1940-50) e alle interpretazioni de Il Barbiere di Siviglia di Claudio Abbado.
Datemi il conto della lavandaia e vi metto in musica anche quello”, G. Rossini.
Eventi, reinterpretazioni e parodie a tema rossiniano sono all’ordine del giorno e persino i celebri Tom e Jerry hanno omaggiato Il Barbiere di Siviglia nell’episodio Il gatto sopra e il topo sotto distribuito dalla Metro-Goldwyn-Mayer nel 1964.
Al fine di ricordarlo e di sensibilizzare le persone sul patrimonio cui Pesaro ha dato i natali, l’annuale Rossini Opera Festival inonda la città natia del Grande Compositore con spettacoli e appuntamenti, molti dei quali si tengono presso il teatro che da lui prende il nome.
L’eredità che egli ci ha consegnato sarebbe da sola sufficiente a incoronare a Regina la Nostra Città, rendendo superfluo ogni nuovo fronzolo decorativo di dubbio gusto.