Storia del patrio altare capitolino
Sito sul colle del Campidoglio, il Monumento Nazionale a Vittorio Emanuele II rappresenta un tempio dedicato allo Stato Italiano e a coloro che hanno dato la propria vita in Suo nome. Ai suoi piedi si tengono alcune delle cerimonie più importanti per nostra Nazione, dalla Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate alla Festa della Repubblica.
Dopo la morte di Vittorio Emanuele II di Savoia, considerato, assieme a Cavour, Garibaldi e Mazzini, uno dei Padri della Patria, si percepiva la necessità di erigere un monumento che commemorasse l’intera Stagione Risorgimentale; e fu così che, il 26 marzo 1878, dopo la morte del re, il parlamentare Francesco Perroni Paladini fece una richiesta che fu recepita dall’allora Ministro dell’Interno Giuseppe Zanardelli e approvata dal Parlamento il 16 maggio. Gli ingranaggi si misero dunque in moto, sicché, dopo lunghe diatribe, si giunse a scegliere come sede del futuro palazzo il Colle del Campidoglio. I modelli presi ad esempio furono i grandi monumenti di epoca ellenistica, tuttavia il disegno finale finì per rassomigliare più a un foro, o a un’agorà su tre livelli, distesa a guisa di coperta marmorea sulla superficie del declive capitolino.
I lavori portarono all’abbattimento di alcune strutture di epoca medioevale e rinvennero parte delle antiche Mura Serviane, risalenti al VI secolo a. C.: il progetto iniziale venne pertanto modificato allo scopo di danneggiare il meno possibile i reperti. La statua equestre di Vittorio Emanuele II fu commissionata allo scultore Enrico Chiaradia, che però morì prima di riuscire a finirla, sicché l’opera fu terminata da Emilio Gallori. Il 4 giugno 1911, pochi mesi dopo i festeggiamenti per il cinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, si procedette all’inaugurazione del monumento.
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Ancora oggi, a distanza di anni e di molteplici vicende storiche, il Vittoriano possiede un forte significato simbolico, dovuto anche al fatto che ivi risiedono, ai piedi della statua della Dea Roma, i resti del Milite Ignoto, il quale rappresenta ogni militare italiano morto durante le varie guerre che hanno flagellato il Nostro Paese.
La cripta che racchiude il corpo del Soldato Senza Nome fu tuttavia inaugurata solo nel 1935, pochi mesi prima della definitiva conclusione dei lavori.
Durante il Ventennio il Vittoriano divenne una presenza costante all’interno della propaganda del Regime.
Il carico di patriottismo che l’edificio recava seco si incastonava perfettamente all’interno della retorica di esaltazione del Paese che animava il pensiero di quegli anni, tanto che esso divenne teatro di parate militari solenni e coreografate.
E ancora oggi, il 2 giugno, la Repubblica sfila, foriera di valori figli di secoli di Storia, al cospetto del Patrio Altare, rendendo così sommo omaggio alla Nazione.