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Il comunista che morì a Piazzale Loreto

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Targa di Piazzale Loreto, Milano
Targa di Piazzale Loreto, Milano

Nato a Civitella di Romagna, in provincia di Forlì, il 24 ottobre del 1879, da una famiglia di contadini, Nicolò Bombacci, conosciuto anche con il soprannome di Nicola, era destinato a studiare in seminario, che tuttavia abbandonò per problemi di salute, iscrivendosi al collegio Giosuè Carducci al fine di divenire maestro elementare: qui incontrò per la prima volta Benito Mussolini e, durante il suo percorso di studi, si avvicinò anche al Movimento Socialista. Continuò a insegnare fino al 1909, quando decise di dedicarsi all’attività politica, entrando a far parte, nel 1911, della Confederazione Generale del Lavoro (CGdL), da cui si dimise l’anno stesso, per poi ottenere la Segreteria della Camera del Lavoro di Modena e della locale Federazione Socialista, venendo anche nominato direttore del periodico Il Domani.

Nel primo dopoguerra fu eletto alla Camera dei Deputati e, come fondatore del Partito Comunista, iniziò a lavorare, nel 1924, presso l’ambasciata dell’URSS a Roma, tuttavia fu presto scacciato per indegnità politica. A séguito di ciò, condusse per molti anni una vita in disparte, con la sola compagnia della moglie, Erissene Focaccia, e del figlio in precarie condizioni di salute, per le cui cure lo stesso Mussolini concesse all’amico numerose sovvenzioni. Dopo la caduta del Fascismo, aderì alla RSI e si recò a Salò, da cui fuggì assieme al Duce.

Rimasero assieme fino all’ultimo momento, finché i partigiani non li ebbero catturati e fucilati, e si narra che, innanzi alla Morte, rivolgendosi al plotone di esecuzione, abbia gridato: “Viva Mussolini! Viva il Socialismo!”. Nel foglio che ne certificava l’avvenuta fucilazione, a fianco al suo nome, fu scritta la parola Supertraditore.

Voi ora vi chiederete se io sia lo stesso agitatore socialista, il fondatore del Partito Comunista, l’amico di Lenin che sono stato un tempo. […]. Ero accanto a Lenin nei giorni radiosi della rivoluzione, credevo che il Bolscevismo fosse all’avanguardia del trionfo operaio, ma poi mi sono accorto dell’inganno”, Nicola Bombacci, 1945.

– Nicolò Bombacci

La sua persona venne obliata a tal punto che per anni nessuno si ricordò di lui, di un uomo che, nonostante le divergenze ideologiche, aveva combattuto fino alla fine pur di preservare la sua Patria dal dominio dei liberatori.

Sorge ora una spontanea riflessione: erano quelli anni difficili, eppure due personaggi animati da idee fra loro assai diverse, hanno collaborato per riuscire a creare ciò che, almeno secondo la loro visione, sarebbe stata un’Italia Nuova e Sovrana.

Come mai, al giorno d’oggi, non riusciamo a fare lo stesso passo avanti necessario e sufficiente a restituire a questo Paese l’importanza che meriterebbe?