Padre Damiani: gigante della Fede e delle Opere
La luminosa vita di padre Pietro Damiani, agli occhi di tutti appare ormai come inserita in un grande disegno provvidenziale, ma sarà con la grande impresa volta ad aiutare concretamente i tanti profughi istriani sfuggiti agli orrendi e pianificati massacri delle Foibe che coronerà una esistenza che ebbe dell’incredibile. Un progetto che solamente un uomo di grande intraprendenza e coraggio sarebbe riuscito a portare a compimento.
Padre Damiani viene consacrato sacerdote nel 1938 e subito offre il suo servizio in veste di cappellano militare sul fronte africano, vicinissimo ai pericoli della guerra, in quanto condivide quotidianamente la vita con i militari al fronte. Era nato nel 1910 e già giovanissimo, si era distinto per la sua amorevole attenzione per gli ultimi, i dimenticati. È nell’aprile del 1945 che esercita il suo nuovo ruolo di cappellano ma questa volta distaccato presso il Campo Profughi e Reduci militari di Udine. Un’esperienza drammaticamente potente, dove la visione, la cura e l’accoglienza di centinaia di migliaia di soldati, mutilati e feriti nel corpo e nell’anima, gli lasciano un segno indelebile ma che alimenta il suo impeto di cristiano, che assume una grandezza ineguagliabile al cospetto del dolore.
Padre Damiani gioca tutto sé stesso ricavando fondi, organizzando una squadra di persone motivate e altrettanto entusiaste. Si prodiga per convincere l’alta politica e coordina le energie pubbliche e private in un disegno organico e interconnesso. Tutto convergerà nell’edificazione di un’enorme struttura che sarà intitolata al suo grande amico Riccardo Zandonai.
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Quello che mi metteva in crisi era il passaggio dei bambini con le mamme che si rifugiavano, mentre i papà erano forse prigionieri degli jugoslavi o nelle foibe”, Padre Damiani in merito all’esperienza nel campo profughi di Udine.
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