Storia di Pandolfo Collenuccio, l’intellettuale alla corte degli Sforza
Pandolfo Collenuccio rappresenta il felice compendio di umanista, storico e poeta, figlio di un secolo che sapeva forgiare figure poliedriche e versatili in campi diversissimi tra loro. Pesarese, nato nella città marchigiana il 7 gennaio 1444, si era laureato in Giurisprudenza a Padova, nel 1465. Questa base culturale riuscirà a rafforzare la naturale predisposizione di Pandolfo per la politica, le sue regole e l’inclinazione alla diplomazia.
Del resto, il sapiente uso delle parole gli era stato iniettato sin dalla giovane età dal padre, un maestro di grammatica originario di Coldellanoce, una frazione di Sassoferrato. Pandolfo Collenuccio frequenterà poi la corte di Pesaro ricoprendo numerose cariche politiche. Mediante il suo felice approccio alle arti diplomatiche, riesce ad ottenere la signoria di Pesaro per Giovanni Sforza, figlio illegittimo di Costanzo I.
Tanto è stato grande il suo valore di intellettuale e politico, che questo gli valse l’amicizia e la protezione di Lorenzo il Magnifico e dei Gonzaga, i quali, nel 1491, lo fecero nominare podestà di Mantova. Il Collenuccio scrisse opere di alto valore morale e culturale tra le quali: Operette Morali di Collenuccio, Pliniana defensio, La Canzone della Morte e, soprattutto, il Compendio delle istorie del regno di Napoli. Pandolfo è il tipico intellettuale il quale domina e spiega con il suo pensiero il mondo circostante, ma al quale sfugge il senso più crudele e cinico della Politica quando questa si fa Potere. Del resto Machiavelli e il suo Principe dovevano ancora venire.
Ultimi articoli
Il suo sodalizio con Giovanni Sforza, già leso da un precedente incidente diplomatico consumatosi nel 1489, si sarebbe irrimediabilmente dissolto quando Pandolfo sosterrà la causa di Cesare Borgia nel corso della sua spedizione romagnola e della concomitante fuga di Giovanni Sforza.
Qual peregrin […] sospirando cammina, e si rimembra le paterne ossa e sua novella etade…”, Pandolfo Collenuccio.
Tornato quest’ultimo, fiducioso in suo perdono e nelle sue promesse, Pandolfo Collenuccio rientrerà a Pesaro dove lo Sforza lo farà imprigionare e uccidere senza processo.
Qualcosa, non molto, di tutto questo ricorda forse Tommaso Moro.
Oggi il busto di Pandolfo Collenuccio è collocato a pochi passi da quella che fu la sua abitazione. Una parziale incuria simboleggia il distacco degli uomini dalle loro profonde radici locali.