Tommaso Diplovatazio, un greco in terra pesarese
Uno dei più grandi ed illustri cittadini di Pesaro, fu il celebre giureconsulto e diplomatico greco, Tommaso Diplovatazio, ellenico di nascita ma che fuse la propria vita con la città di Pesaro, dal 1488 al 1517, tanto da essere rappresentato nella Galleria dei pesaresi illustri di Palazzo Olivieri – Machirelli. Forse, almeno secondo l’Olivieri, fu discendente di Giovanni Vatatze, imperatore di Costantinopoli, ma certamente appartenente alla famiglia greca di discendenza imperiale dei De Plovatazio.
Dopo la caduta di Costantinopoli nel 1453, questa famiglia dovette peregrinare a lungo per sottrarsi al potere dei Turchi. L’anello di congiunzione con la città di Pesaro si saldò quando i Diplovatazio vennero invitati a Venezia dal greco Demetrio Spandolino, funzionario degli Sforza di Pesaro. In quel tempo, Tommaso aveva già studiato a Napoli, avendo frequentato con proficuità i corsi di Diritto. Tommaso Diplovatazio avrebbe poi continuato gli studi a Padova, ma il suo rapporto con Pesaro si salderà definitivamente nel 1488. quando, ormai ventenne, offrirà i suoi servigi a Camilla, vedova di Costanzo Sforza e Signora di Pesaro, venendo incaricato, tra l’altro, di rivestire il ruolo di vicario delle appellazioni, divenendo avvocato fiscale della Camera, ossia una sorta di Ministro delle Finanze del giovane duca Giovanni Sforza.
In quel lasso di tempo, cioè nel 1490, Tommaso approfondì gli studi di legge a Perugia, sotto la guida del celebre Baldo Novello Bartolini, insigne giurista dell’epoca, divenendo famoso per i suoi dibattiti giuridici ricordati nelle disputationes e repetitiones, le quali si svolgevano all’aperto davanti a un folto pubblico.
Diplovatazio sarà comunque ricordato per la sua monumentale opera Chronicon Pisauri, un testo contenete la storia di Pesaro dall’anno 390 al 1357 e pubblicato a stampa a cura di Giuliano Vanzolini nel 1879, nell’Archivio Storico Marchigiano. La grandiosità dell’opera affonda le sue radici nell’abilissima capacità di Tommaso di utilizzare e coniugare le fonti storiche e letterarie del Medioevo con i documenti di prima mano conservati negli archivi locali. Fu uno studio che investigò con molecolare limpidezza il lungo periodo storico intercorrente tra la Fondazione di Pesaro e la prima signoria dei Malatesta.
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Tommaso si sarebbe poi legato con Alessandro Gaboardo e Pandolfo Collenuccio, al quale si sentì subito affine per carattere e comuni interessi intellettuali. Tommaso Diplovatazio, con una eccezionale nobiltà d’animo, avrebbe poi difeso quest’ultimo, il quale sarebbe stato giustiziato per aver collaborato con il Duca Valentino, ossia Cesare Borgia, durante il suo governo di Pesaro, quando il legittimo sovrano aveva dovuto abbandonare momentaneamente la città. Tommaso andò comunque in esilio, forse volontario, prendendo contatto con Francesco Maria I Della Rovere, duca di Senigallia e Urbino, assumendo la carica di luogotenente a Gubbio.
Tommaso nacque in Corinto, l’anno in cui fu presa Costantinopoli, cioè l’anno 1453″, A. Olivieri, Memorie di Tommaso Diplovatazio patrizio costantinopolitano.
Einaudi
Mortagli la prima moglie nel 1510, convolò in seconde nozze con con Apollonia, figlia di Agostino degli Angeli, il 17 luglio 1511. Era anche l’anno di una sua importante opera, il Tractatus de praestanzia doctorum, una storia biografica dei più noti giuristi dell’antichità e del medioevo.
Nel 1510 l’ormai affermatissimo Tommaso era divenuto membro del Consiglio di Credenza, il maggior organo di Governo della città di Pesaro. Stabilì inoltre una bella amicizia con il nuovo signore Francesco Maria Della Rovere, soggiornando con lui a Urbino e potendo così consultare la sua immensa biblioteca. Nella fase di transizione tra i Della Rovere e Lorenzino De Medici, vedendo il cielo offuscarsi con possibili nubi di guerra, Tommaso si trasferirà nella città di Venezia dove potrà dedicarsi al De vicarii temporali della S. Sede e dell’Impero insieme a due storie della città di Venezia.
Morirà a Pesaro il 29 maggio 1541 e verrà sepolto con tutti gli onori nella chiesa di Sant’Agostino, presso l’altare di San Nicola da Tolentino. Fu di stirpe greca ma l’intreccio di vita, studio e politica con la nostra città, lo ha reso anche nostro, e con commosso orgoglio.